Sono giovani e con un’idea innovativa, sviluppano app e servizi per facilitare la vita quotidiana delle mamme, sono team di professioniste che creano network di supporto alle startup tecnologiche. Cosa hanno in comune? Sono donne e fanno startup.
Francesca Romano ha 30 anni, ha studiato presso l’Entrepreneurship Development Master della LUISS Business School, scuola che forma giovani imprenditori ed è la creatrice di Atooma, un’app per smartphone che segue i comportamenti degli utenti per aiutarli a gestire al meglio le loro attività quotidiane, ad esempio leggendo le e-mail con i comandi vocali durante la guida oppure ricordando loro di spegnere il wi-fi per risparmiare energia e non solo; Atooma funge da vero e proprio manager delle attività quotidiane, consentendo di programmare la propria smart tv secondo i programmi preferiti in base ai trend seguiti su twitter, fornendo una notifica quando i propri figli sono arrivati a scuola con la funzione di geolocalizzazione, segnalando il distributore più vicino quando la benzina sta finendo e offrendo tante altre soluzioni per rendere più facile la vita quotidiana. Semplice ma geniale no?
E se cercate un network di babysitter qualificate, facilmente reperibili ed affidabili, non potete fare altro che rivolgervi a “Le Cicogne”, piattaforma che consente alle mamme che ne fanno richiesta di incontrare la babysitter più adatta per i propri bambini. L’idea è di un team di giovani con competenze nelle più varie discipline, che spaziano dall’economia sanitaria, per Monica Archibugi, co-fondatrice insieme a Giulia Gazzelloni, laureata in management, all’arte per Ludovica Angeletti, Art director del progetto, alle lingue per Federica Amatucci, al marketing management per Daniela Cotimbo, al customer care Lucrezia Savelli, per finire con l’informatica per Leonardo Allegrini, unico uomo in questo team tutto rosa. Immediato il successo dell’iniziativa imprenditoriale, partita con investimenti personali e poi cresciuta con una campagna di crowfunding, tanto che oggi vanta partnership importanti come quelle con la Croce Rossa italiana e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, organizza eventi dedicati ai più piccoli e progetta di espandersi oltre i confini di Roma, dove il gruppo ha sede. Insomma con Le Cicogne la babysitter giusta è a portata di app!
Non solo soluzioni ai piccoli grandi problemi quotidiani nell’impresa al femminile, ma anche soluzioni e servizi in cloud computing per monitorare e gestire la produzione e distribuzione di energia, come acqua e gas, come fa MiDo, azienda lucana che opera nella green economy allo scopo di ridurre i costi dell’energia e contribuire alla realizzazione delle smart cities. I fondatori sono gli ingegneri Miriam Surro e Domenico Lamboglia e la loro startup si rivolge sia alle aziende che operano nella distribuzione energetica sia ai clienti, ai quali offre strumenti per ottenere diverse funzionalità, quali i dati per la fatturazione, per la stesura del bilancio idrico, per la rilevazione di perdite e per la creazione di statistiche sui consumi.
Recentemente a Milano ha debuttato “Girls in tech Italy”, social network enterprise globale fondato sull’empowerment, l’impegno e la formazione delle donne nel settore tecnologico e delle startup. Il team, naturalmente al femminile, è composto da otto donne: Anna Sargian investment analyst, Francesca Parviero, blogger ed esperta in strategie per le risorse umane, Sara Bonomi, marketing manager, Gaia Costantino, product manager, Eugenia Di Somma, business analyst, Donatella Cambosu, giornalista e pr, Camilla Zanetti, legal advisor e Simona Bielli che si occupa di sostegno all’imprenditorialità. Tra i primi lavori di queste talentuose geek, (termine ormai entrato nel vocabolario quotidiano per simboleggiare i giovani appassionati di tecnologia) spicca la mappatura delle oltre “50 tech female entrepreneurs” italiane, che racconta le storie e il percorso di giovani imprenditrici italiane nel settore tecnologico, a testimonianza della presenza sempre più affermata di donne nel mondo dell’impresa innovativa in Italia.
Questi sono solo alcuni esempi di imprese innovative al femminile, ma la lista di imprenditrici in rosa, è lunga e supera le Alpi: Sarah Hawilo dal Libano, ha creato un’app capace di prenotare ristoranti, fornendo contemporaneamente ai ristoratori informazioni dai consumatori. Thato Kgatlhanye, sudafricana, ha messo su una start up in grado di riciclare le cartelle scolastiche in modo che esse assorbano energia solare e la rilascino di notte come piccole lampade luminose. Ciara Ciancy, irlandese, progetta di fornire un trattamento per i malati di Parkinsons sfruttando le proprietà di un comune smartphone. Sono tre delle 18 finaliste del prestigioso Carter’s Women Initiative Awards, che premia con un finanziamento di 20.000 dollari i progetti più innovativi, in grado di fornire servizi e soluzioni ai problemi più rilevanti dei nostri tempi. Quali sono i progetti premiabili? Ovviamente quelli sviluppati da donne!